I lavoratori affetti dal morbo di Cooley hanno il diritto a percepire l‘indennità giornaliera di malattia per le giornate di assenza dal lavoro che coincidono con l’effettuazione del relativo trattamento trasfusionale sempre che non sia stata prestata attività lavorativa nel corso delle predette giornate.
Il morbo di Cooley è una forma di anemia emolitica che viene trasmessa ereditariamente caratterizzata da una persistenza nei globuli rossi dell’emoglobina fetale in quantità abnormi, con corrispondente difetto dell’emoglobina adulta.
L’indennità per questa malattia deve essere corrisposta mediante le modalità ed i criteri previsti e in vigore per i lavoratori in trattamento emodialitico. L’Inps ha precisato che i lavoratori affetti dal morbo di Cooley sono soggetti all’applicazione del criterio della ricaduta, se sul certificato inviato è barrata la relativa casella e ove ne ricorrano i relativi presupposti (trattamento eseguito entro 30 giorni dal precedente).
A tal fine potrà quindi essere sufficiente solo una certificazione del medico curante che attesti la necessità di trattamenti ricorrenti che comportano l’incapacità lavorativa e che li qualifichi l’uno ricaduta dell’altro.
Gli interessati dovranno inviare la certificazione prima dell’inizio della terapia fornendo l’indicazione dei giorni previsti per l’esecuzione. La struttura sanitaria ove ha luogo il trattamento dovrà poi emettere dei certificati riportanti il calendario delle prestazioni effettuate.
Da ricordare che gli importi erogati a titolo di indennità di malattia non concorrono a formare base imponibile previdenziale; concorrono invece a formare quella fiscale come reddito da lavoro dipendente.