Il termine vertenza deriva dal latino vertens e significa la “lite” o meglio “ciò intorno a cui si aggira la questione“.
La vertenza sindacale, nello specifico, è uno strumento utilizzato dal lavoratore per impugnare e contestare una decisione del datore di lavoro in merito al rapporto di lavoro instaurato tra le parti.
In vero, essa rientra tra i mezzi di autotutela del sindacato e può essere pertanto definita come l’azione intrapresa dal lavoratore nei confronti del datore di lavoro al fine di far valere i propri diritti qualora questi non siano stati rispettati.
Le ipotesi più frequenti di vertenza sindacale riguardano:
• licenziamento
• differenze retributive
• mancato godimento di ferie e permessi
• mancato riconoscimento delle indennità relative alla malattia e all’infortunio
• mancato riconoscimento dell’indennità relativa alla maternità
• impugnazione licenziamento
• mancato pagamento dell’indennità di preavviso
• mancato pagamento del TFR
• licenziamento durante il periodo di prova
• disconoscimento rapporto di collaborazione coordinata e continuativa a progetto
• impugnazione tempo determinato
In vero, il sindacato, raccolte le informazioni necessarie sottoporrà al datore di lavoro una proposta per promuovere il tentativo di conciliazione.
Qualora le parti raggiungano l’accordo, la vertenzasi conclude con la redazione e la sottoscrizione di un verbale di accordo in sede sindacale contenente l’intesa raggiunta.
Nel caso in caso in cui durante la vertenza sindacale le parti non raggiungano la conciliazione, sarà il lavoratore ad agire legalmente per il riconoscimento dei diritti vantati.